Nel nostro viaggio verso ovest non avevamo previsto la
fermata a Cordoba.Nella realtà dei fatti in cui tutto il giro viene ripensato
ogni giorno in base alla data di riconsegna della moto dobbiamo necessariamente
pensare di tornare verso est. Sfruttiamo questa occasione per passare una
giornata a Cordoba e recuperare la mancata visita nel parco nazionale di Cabo
de Gata.
Nell’immancabile visita alla Mezquita rimaniamo entusiasti
di quella che al tempo era la moschea più grande del mondo. La sua struttura,
ampliata più volte nel corso della storia, grazie all’uso degli archi che
delimitano le navate ci ricorda l’infinito. Le cappelle situate sui lati
esterni sono il segno evidente del passaggio del potere al mondo cristiano, ma
ciò che ci impressiona di più è la Capilla Major che amplifica il passaggio dai
giochi di chiaroscuro creati appositamente dai sovrani mussulmani, alla luce bianca
richiesta nelle chiese cristiane.Ma Cordoba non è solo la Mezquta e la Juderia con i suoi patio, giardini interni alle abitazioni, merita senz’altro una passeggiata.
Pranziamo al sacco lungo il fiume in compagnia di due ciclisti tedeschi con i
quali condividiamo l’ombra di uno dei pochi alberi presenti, che forse
aspettano ancora di ripartire per avere una temperatura più favorevole.
Ma nel “viaggio delle
cose difficili” sulla strada assolata che da Cordoba va verso Granada, anche la
macchina sembra piantarci in asso iniziando ad illuminare qualunque spia di
servizio e intimandoci di fermarci. Francesco inizia a ridere in maniera
isterica, men ter Serena è colta dalla disperazione. Dopo circa 10 minuti la
ventola smette di girare e la macchina torna a funzionare regolarmente. Forse
colpa dei 43 gradi e delle centinaia di chilometri di autostrade, un sensore
aveva rivelato un surriscaldamento limitando la velocità a 30 km orari.
Arriviamo in tarda serata a San Jose, paese del parco
nazionale di Cabo de Gata, dove piantiamo la tenda in un bel ca,mpeggio che
sarà la nostra base per il prossimi due giorni.
Per viaggiare su due ruote, il mattino seguetne noleggiamo
due mountain bike che ci permetteranno di esplorare al meglio il parco e le sue
spiagge e di tenere la gamba allenata per il nostro sport: il triathlon. Con un
giro di circa 50 km su asfalto e sterrate compiamo il periplo del promontorio
che delimita verso ovest il parco, visitando le saline, il faro, e tante
spiagge da sogno raggiungibili solo a piedi. Rimaniamo nuovamente colpiti
dall’assenza di qualunque tipo di costruzione all’interno del parco e
dell’ottimo stato di conservazione di spiagge e scogliere agevolato dal divieto
di transito peri i veicoli privati.
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