La tappa fin da
subito ha un sapore agrodolce; un inverno passato a studiare le strade di
montagna del viaggio per poi percorrerle con la macchina a noleggio…
Solo chi è motociclista può capire la tristezza mista a
rabbia che abbiamo provato lungo queste favolose strade di montagna
dall’asfalto perfetto senza la nostra amata Africa. Prima fermata a Piodao, borgo con case di
scisto e tetto in ardesia, da cui dipartono decine di percorsi trekking.
Ci
limitiamo a scendere dal paese verso la piscina fluviale nella quale la rabbia
si trasforma in riflessione e pensieri di speranza che il meccanico riesca a
risolvere il nostro problema.
Proseguiamo, continuando a farci un po’ del male,
sulla strada che porta a Torre, il punto più alto del Portogallo. Ancora bellissime strade
contornate da rocce granitiche e stupendi laghi, anche se Torre è un luogo che
ci lascia un po’ perplessi. Una grande spianata con un obelisco costruito da Re Joao VI per raggiungere i 2000 mt, in cui dominano
però due vecchie antenne radar malandate e ormai in disuso e l’unico impianto
da sci del Portogallo. Motociclisticamente parlando vale comunque la pena di
venire fino a qua per le bellissime strade.
Ci accampiamo nel piccolo camping “Skiparque” vicino a
Manteigas nel parco naturale di Serra di Estrella.
Dedichiamo il pomeriggio ad una delle decine di
passeggiate presenti nella zona del campeggio e studiamo cosa fare l’indomani,
giornata interamente dedicata al trekking.
La scelta ricade su due dei percorsi più famosi del
parco, quello del “Poco do Inferno” e quello della “Valle glaciale”. Nel primo
osserviamo una cascata che forma un piscina naturale, anche se, dato il
periodo, l’acqua presente è poca ( circa 1 ora e mezzo di cammino); nel secondo
risaliamo la valle glaciale del rio Zezere che ci regala paesaggi incredibili,
incontri con pastori e greggi e un pranzo alle pendici del “Cantaro Magro” un monte di roccia granitica
con la sua parete verticale di circa 500 mt di altezza (circa 5 ore di cammino).
Durante la camminata il nostro umore fa come il tempo:
migliora notevolmente. Una telefonata al meccanico ci permette di capire che
non è stato possibile trovare una nuova centralina, ma il meccanico è riuscito
a trovare il contatto non funzionante e a ripararlo. Africa è dunque tornata a rombare, ma,
giustamente, non è possibile garantire per quanto funzionerà. Noi vogliamo
credere nel riprendere e concludere il nostro viaggio con la moto; vedremo cosa
accadrà strada facendo. Decidiamo, quindi, di andare a Porto per i prossimi due
giorni, dove abbiamo un appartamento
fissato e pagato e tornare successivamente a prendere la moto.
Al ritorno d’obbligo una fermata alla sorgente di
Manteias da cui sgorga un’acqua minerale costantemente a 6 gradi e
all’allevamento di trote dove, con un piccolo contributo al parco, acquistiamo
trote vive per la nostra gustosissima cena.
Questa sosta ci ha permesso finalmente di apprezzare
da vicino i boschi che ci accompagnano fin dal nostro ingresso in questa nazione
e capire quante energie servano all’ente parco per mantenere intatta la natura
e la sua rete di sentieri.
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