venerdì 21 agosto 2015

Quindicesima tappa: da Coibra a Piodao, Torre e la Serra di Estrella



La tappa  fin da subito ha un sapore agrodolce; un inverno passato a studiare le strade di montagna del viaggio per poi percorrerle con la macchina a noleggio…
Solo chi è motociclista può capire la tristezza mista a rabbia che abbiamo provato lungo queste favolose strade di montagna dall’asfalto perfetto senza la nostra amata Africa.  Prima fermata a Piodao, borgo con case di scisto e tetto in ardesia, da cui dipartono decine di percorsi trekking. 




Ci limitiamo a scendere dal paese verso la piscina fluviale nella quale la rabbia si trasforma in riflessione e pensieri di speranza che il meccanico riesca a risolvere il nostro problema.
Proseguiamo, continuando a farci un po’ del male, sulla strada che porta a Torre, il punto più alto del  Portogallo. Ancora bellissime strade contornate da rocce granitiche e stupendi laghi, anche se Torre è un luogo che ci lascia un po’ perplessi. Una grande spianata con un obelisco  costruito da Re Joao VI  per raggiungere i 2000 mt, in cui dominano però due vecchie antenne radar malandate e ormai in disuso e l’unico impianto da sci del Portogallo. Motociclisticamente parlando vale comunque la pena di venire fino a qua per le bellissime strade.




Ci accampiamo nel piccolo camping “Skiparque” vicino a Manteigas nel parco naturale di Serra di Estrella.
Dedichiamo il pomeriggio ad una delle decine di passeggiate presenti nella zona del campeggio e studiamo cosa fare l’indomani, giornata interamente dedicata al trekking.
La scelta ricade su due dei percorsi più famosi del parco, quello del “Poco do Inferno” e quello della “Valle glaciale”. Nel primo osserviamo una cascata che forma un piscina naturale, anche se, dato il periodo, l’acqua presente è poca ( circa 1 ora e mezzo di cammino); nel secondo risaliamo la valle glaciale del rio Zezere che ci regala paesaggi incredibili, incontri con pastori e greggi e un pranzo alle pendici del  “Cantaro Magro” un monte di roccia granitica con la sua parete verticale di circa 500 mt di altezza (circa 5 ore di cammino).






Durante la camminata il nostro umore fa come il tempo: migliora notevolmente. Una telefonata al meccanico ci permette di capire che non è stato possibile trovare una nuova centralina, ma il meccanico è riuscito a trovare il contatto non funzionante e a ripararlo.  Africa è dunque tornata a rombare, ma, giustamente, non è possibile garantire per quanto funzionerà. Noi vogliamo credere nel riprendere e concludere il nostro viaggio con la moto; vedremo cosa accadrà strada facendo. Decidiamo, quindi, di andare a Porto per i prossimi due giorni, dove abbiamo un appartamento  fissato e pagato e tornare successivamente a prendere la moto.
Al ritorno d’obbligo una fermata alla sorgente di Manteias da cui sgorga un’acqua minerale costantemente a 6 gradi e all’allevamento di trote dove, con un piccolo contributo al parco, acquistiamo trote vive per la nostra gustosissima cena.
Questa sosta ci ha permesso finalmente di apprezzare da vicino i boschi che ci accompagnano fin dal nostro ingresso in questa nazione e capire quante energie servano all’ente parco per mantenere intatta la natura e la sua rete di sentieri.

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