Ci svegliamo sotto un
cielo plumbeo e vista la concreta possibilità di trovare la pioggia nel nostro
tragitto verso Andorra decidiamo di rimontare ai nostri completi la membrana
antipioggia. Da Carcassone prendiamo la D118 che porta verso i Pirenei
attraverso i paesi di Limoux (dove producono un ottimo vino) e Ax les Termes.
Su questa strada attraversiamo i primi passi dei Pirenei avvolti in una fitta
nebbia che non ci permette di godere dei panorami circostanti.
Passiamo
senza essere fermati la frontiera con Andorra e poco dopo aver superato il
cartello che segna il confine la nebbia svanisce per la gioia dei nostri occhi.
Qui il manto stradale è perfetto e sulla strada che porta al passo d’Evnvalira sembra di essere in
pista. Il tutto circondato da panorami di alta montagna che lasciano senza
fiato.
Sotto il casco ridiamo come bambini felici di aver scelto di allungare
un po’ il percorso evitando le noiose autostrade francesi . La bellezza di
Andorra e tutto nei suoi paesaggi naturali e
nelle perfette strade che la attraversano.
FOTO CURVE TORNANTI E PASSO
Scesi dai Pirenei ci ricordiamo che la nostra tappa è ancora
lunga e scegliamo quindi di viaggiare veloci sulla AP7 che corre lungo la costa
mediterranea spagnola da Barcellona fino al Portogallo. Prevediamo di arrivare
a Collure giusto in tempo per un bagno veloce ed una cena, ma al km 367 (mai
cìi scordemo questo numero) accade il disatro…. L’Africa perde di colpo giri e
costringe Francesco ad una brusca manovra per entrare in corsia di
emergenza. “Che è successo?” – chiede
Serena – “Un disastro…. È finita” queste le parole di Francesco una volta
aperto il tappo per controllare il livello dell’olio da cui esce solo fumo. La
disperazione ci assale: una moto che ad ogni cambio d’olio non ne consumava più
di 100 cl, in appena 2000 km ne aveva
bevuti ben 2.6 l. Nessun segno dalla
spia dell’olio, né comportamenti anomali; temperatura nella norma… per
Francesco che è motociclista da più di 20 anni è un mistero. Nella nostra testa
scorre un intero inverno passato a progettare il viaggio e l’ipotesi di
ritornare a casa appena due giorni dalla partenza con Africa distrutta. Con la
poca lucidità rimasta ci ricordiamo che nella nostra polizza di assicurazione è
previsto il carro attrezzi. Serena telefona, segreteria, centralinista
italiana, un’ora di attesa. Squilla di nuovo il telefono e una voce spagnola ci
richiede dove siamo; guardando la cartina scopriamo essere vicini a BENICARLO’.
Ancora 15 minuti e il rito funebre del nostro viaggio con Africa si compie.
L’autista del carro attrezzi si rivela molto cortese, ma è ormai troppo tardi
per portare la moto in un’officina. Ci accompagna così in un albergo della
cittadina fina a quel momento a noi sconosciuta e porta Africa al suo deposito.
Anche se quelli dell’assicurazione non ci hanno molto aiutato, ci ricordiamo che
nel contratto sono previste anche delle notti in albergo, ma non il rimpatrio
nostro e del mezzo. Telefoniamo nuovamente per accordarci sulla sistemazione.
La coppia che dirige l’albergo si mostra
da subito cortese e volenterosa di aiutarci, vista anche la passione che
condividiamo per le moto, e ci
consigliano di far portare l’indomani mattina Africa da Battalla, rinomato
meccanico della zona.
Dopo una notte
passata quasi insonne a pensare alle varie ipotesi (si torna a casa? Si prova a
far accomodare la moto? Quanti e quali danni avrà subito?) vince la volontà di
non arrendersi e così il mattino seguente
dopo due ore di angoscia rimbalzati da un operatore all’altro
dell’assicurazione riusciamo a far portare la moto in officina.
Non facciamo in tempo ad essere lì che il meccanico ci gela
il sangue dicendo che non può aggiustare la moto per via del troppo lavoro
(come Francesco aveva supposto è necessario aprire il blocco motore almeno per
capire i danni).
Per fortuna un altro motociclista ci suggerisce di sentire
un altro meccanico della città che dopo aver valutato la situazione ci propone due
alternative: riparare la moto (offrendosi di prestarci il suo R 80 in
sostituzione per i giorni che la moto sarà in officina) oppure spedirla in Italia mediante un
camionista di sua conoscenza. Anche in questo caso vince la voglia di
continuare il viaggio e già la mattina dopo il blocco è aperto sul banco. L’Africa
ha un cuore forte; nessun danno a cilindro pistone bielle e albero motore
perché il blocco è avvenuto subito per la rottura di una bronzina sulla biella
del pistone posteriore. L’ipotesi più probabile è che l’eccessivo consumo di
olio sia dovuto alla rottura dekle guarnizioni delle valvole (mai controllate) per via dell’alta temperatura a cui il motore
ha dovuto lavorare sui passi di montagna. Peccato sia venerdì e fino a lunedì è
impossibile ordinare i pochi pezzi necessari alla riparazione.
Janjho ci dice che ci vorrà circa una settimana per poter
ripartire e l’unica possibilità per poter girare l’Andalusia è rappresentata
dalla macchina a noleggio messaci a disposizione dall’assicurazione
gratuitamente. Avendo già visitato ampiamente la zona circostante
fino al castello di Peniscola, e volendo non riamere fermi altri giorni decidiamo di accettare e Venerdì pomeriggio
prendiamo possesso di una Pegout 308.
Benicarlò non sarà più solo un puntino sulla mappa, ma una
località balneare che ci ha ospitato tre giorni e da cui vorremmo ripartire per
il nostro viaggio verso ovest. Alla fine ciò che conta è viaggiare e superare
le difficoltà che si possono presentare lungo il cammino.