domenica 26 luglio 2015

Terza tappa da Carcassonne ad Andorra e Collure (ma non ci arriveremo)



Ci svegliamo  sotto un cielo plumbeo e vista la concreta possibilità di trovare la pioggia nel nostro tragitto verso Andorra decidiamo di rimontare ai nostri completi la membrana antipioggia. Da Carcassone prendiamo la D118 che porta verso i Pirenei attraverso i paesi di Limoux (dove producono un ottimo vino) e Ax les Termes. 
Su questa strada attraversiamo i primi passi dei Pirenei avvolti in una fitta nebbia che non ci permette di godere dei panorami circostanti. 
Passiamo senza essere fermati la frontiera con Andorra e poco dopo aver superato il cartello che segna il confine la nebbia svanisce per la gioia dei nostri occhi. 
Qui il manto stradale è perfetto e sulla strada che porta  al passo d’Evnvalira sembra di essere in pista. Il tutto circondato da panorami di alta montagna che lasciano senza fiato. 
Sotto il casco ridiamo come bambini felici di aver scelto di allungare un po’ il percorso evitando le noiose autostrade francesi . La bellezza di Andorra e tutto nei suoi paesaggi naturali e nelle perfette strade che la attraversano.





FOTO CURVE TORNANTI E PASSO
Scesi dai Pirenei ci ricordiamo che la nostra tappa è ancora lunga e scegliamo quindi di viaggiare veloci sulla AP7 che corre lungo la costa mediterranea spagnola da Barcellona fino al Portogallo. Prevediamo di arrivare a Collure giusto in tempo per un bagno veloce ed una cena, ma al km 367 (mai cìi scordemo questo numero) accade il disatro…. L’Africa perde di colpo giri e costringe Francesco ad una brusca manovra per entrare in corsia di emergenza.  “Che è successo?” – chiede Serena – “Un disastro…. È finita” queste le parole di Francesco una volta aperto il tappo per controllare il livello dell’olio da cui esce solo fumo. La disperazione ci assale: una moto che ad ogni cambio d’olio non ne consumava più di 100 cl, in  appena 2000 km ne aveva bevuti ben 2.6 l.  Nessun segno dalla spia dell’olio, né comportamenti anomali; temperatura nella norma… per Francesco che è motociclista da più di 20 anni è un mistero. Nella nostra testa scorre un intero inverno passato a progettare il viaggio e l’ipotesi di ritornare a casa appena due giorni dalla partenza con Africa distrutta. Con la poca lucidità rimasta ci ricordiamo che nella nostra polizza di assicurazione è previsto il carro attrezzi. Serena telefona, segreteria, centralinista italiana, un’ora di attesa. Squilla di nuovo il telefono e una voce spagnola ci richiede dove siamo; guardando la cartina scopriamo essere vicini a BENICARLO’. Ancora 15 minuti e il rito funebre del nostro viaggio con Africa si compie. L’autista del carro attrezzi si rivela molto cortese, ma è ormai troppo tardi per portare la moto in un’officina. Ci accompagna così in un albergo della cittadina fina a quel momento a noi sconosciuta e porta Africa al suo deposito. Anche se quelli dell’assicurazione non ci hanno molto aiutato, ci ricordiamo che nel contratto sono previste anche delle notti in albergo, ma non il rimpatrio nostro e del mezzo. Telefoniamo nuovamente per accordarci sulla sistemazione. La coppia che dirige l’albergo si mostra da subito cortese e volenterosa di aiutarci, vista anche la passione che condividiamo per le moto,  e ci consigliano di far portare l’indomani mattina Africa da Battalla, rinomato meccanico della zona.
Dopo una notte passata quasi insonne a pensare alle varie ipotesi (si torna a casa? Si prova a far accomodare la moto? Quanti e quali danni avrà subito?) vince la volontà di non arrendersi e così il mattino seguente  dopo due ore di angoscia rimbalzati da un operatore all’altro dell’assicurazione riusciamo a far portare la moto in officina.
Non facciamo in tempo ad essere lì che il meccanico ci gela il sangue dicendo che non può aggiustare la moto per via del troppo lavoro (come Francesco aveva supposto è necessario aprire il blocco motore almeno per capire i danni).
Per fortuna un altro motociclista ci suggerisce di sentire un altro meccanico della città che dopo aver valutato la situazione ci propone due alternative: riparare la moto (offrendosi di prestarci il suo R 80 in sostituzione per i giorni che la moto sarà in officina)  oppure spedirla in Italia mediante un camionista di sua conoscenza. Anche in questo caso vince la voglia di continuare il viaggio e già la mattina dopo il blocco è aperto sul banco. L’Africa ha un cuore forte; nessun danno a cilindro pistone bielle e albero motore perché il blocco è avvenuto subito per la rottura di una bronzina sulla biella del pistone posteriore. L’ipotesi più probabile è che l’eccessivo consumo di olio sia dovuto alla rottura dekle guarnizioni delle valvole (mai controllate)  per via dell’alta temperatura a cui il motore ha dovuto lavorare sui passi di montagna. Peccato sia venerdì e fino a lunedì è impossibile ordinare i pochi pezzi necessari alla riparazione.
Janjho ci dice che ci vorrà circa una settimana per poter ripartire e l’unica possibilità per poter girare l’Andalusia è rappresentata dalla macchina a noleggio messaci a disposizione dall’assicurazione gratuitamente.  Avendo  già visitato ampiamente la zona circostante fino al castello di Peniscola, e volendo non riamere fermi altri giorni  decidiamo di accettare e Venerdì pomeriggio prendiamo possesso di una Pegout 308.
Benicarlò non sarà più solo un puntino sulla mappa, ma una località balneare che ci ha ospitato tre giorni e da cui vorremmo ripartire per il nostro viaggio verso ovest. Alla fine ciò che conta è viaggiare e superare le difficoltà che si possono presentare lungo il cammino.




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